La Biennale di Venezia 2024. Il corpus centrale e i Padiglioni Nazionali

La Biennale di Venezia 2024. Il corpus centrale e i Padiglioni Nazionali

Termina la prima settimana di Biennale d’Arte a Venezia che quest’anno è la Biennale d’Arte 60, con le sue vernici di pre-inaugurazione rigorosamente per gli invitati e gli addetti ai lavori che si sono tenute nelle giornate del 17, 18, 19 aprile, e con l’apertura al pubblico sabato 20 aprile delle due sedi del Padiglione Centrale ai Giardini e dell’Arsenale.

Diaspore (2024), Aravani Art Project Ph. Mina Grasso

La curatela

La scelta di Adriano Pedrosa, direttore artistico di questa edizione è stata una scelta curatoriale temeraria, quella di portare a Venezia artisti che non avevano mai partecipato, piccole comunità, migranti, stranieri, sottocategorie dell’arte. Insomma il titolo “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere” rappresentata idealmente dall’opera luminosa del collettivo Claire Fontaine ha voluto sottolineare proprio questa presenza di artisti dimenticati, di un’arte ai margini, spesso non conosciuta, dell’arte dei queer, degli outsider, degli strani degli estranei e degli stranieri nell’accezione più ampia del termine.

Padiglione Centrale, Giardini Ph. Mina Grasso

La struttura della Biennale 2024

L’esposizione è strutturalmente divisa tra Nucleo Storico e Nucleo Contemporaneo, il primo con opere del XX secolo provenienti dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia e dal mondo arabo, che rappresentano un primo esempio di Modernismo; il secondo caratterizzato dalla presenza dell’artista straniero con un risalto per i fenomeni di migrazione e decolonizzazione. Elevata la presenza di tessuti, di filati e arazzi colorati, ridotte le installazioni e le sculture, le tecnologie, i video che dove presenti raccontano comunque storie di migrazioni, di emarginazione, storie di stranieri come nello scenografico lavoro di mapping in Arsenale di Boukhra Khalili, artista franco-marocchina, intitolato “The Mapping Journey Project” dove alcuni migranti tracciano con un pennarello i luoghi toccati nel loro migrare dall’Africa verso il mondo “occidentale”. Ben studiata l’esposizione complessiva che vuole apparire di tipo museale, creando con le opere a parete e le poche installazioni una continuità nei percorsi artistici degli artisti rappresentati.

The Mapping Journey Project (2024), Boukhra Khalili Ph. Mina Grasso

In questa ottica i Leoni d’Oro 2024 alla carriera sono stati assegnati all’artista italiana di nascita, ma migrata in America del Sud Anna Maria Maiolino classe 1942, e all’artista turca Nil Yalter nata nel 1938, residente a Parigi. Entrambe artiste autodidatte, entrambe migranti.

I Padiglioni (focus su alcuni)

Ecco alcuni Padiglioni Nazionali, anche se la visita va metabolizzata, ripetuta e dilazionata per apprezzare al meglio tutta l’esposizione. Collaterali incluse.

Il Padiglione Australia, che vince con l’esposizione “Kith e Kin” il Leone d’Oro 2024 come migliore partecipazione nazionale ha rappresentato con l’artista Archie Moore e la curatela di Ellie Buttrose la storia dei legami genealogici e le relazioni arborigene dell’artista, indagando sui rapporti di parentela (Kin è il parente) e di amicizia (Kith significa amico).

Il Padiglione Giappone si presenta quest’anno con “Compose“, una monografica dell’artista Yuko Mohri, classe 1980 che nasce dal concetto di come un elemento di crisi scateni una reazione umana creativa. Lo studio nasce da un evento reale: lo scoppio di una condotta d’acqua nei sotterranei della metropolitana di Tokyo, unita agli espedienti dei lavoranti per rimediare alla perdita d’acqua attraverso sistemi di tubi, teli di plastica, bottiglie, secchi inseriti nell’opera Moré Moré (Leaky): Variations. In Decomposition invece, l’artista, legata anche al mondo musicale, genera suoni e luci inserendo in piccoli frutti degli elettrodi, e convertendo così l’umidità in impulsi elettrici.

All’Arsenale il Padiglione Italia quest’anno vede il lavoro di Massimo Bartolini curato da Luca Cerizza dal titolo Due Qui | To Hear, dedicato al suono, all’ascolto dell’altro, alla condivisione e gioca sulle parole due, qui e ascoltare.

Il Padiglione Francia propone un’esperienza immersiva e sensoriale fatta di suoni, video e tessuti colorati sospesi dal soffitto. Il progetto Attila cataracte ta source aux pieds des pitons verts finira dans la grande mer gouffre bleu nous nous noyâmes dans les larmes marées de la lune, che già dal titolo è un poesia, è incentrato sui testi delle poesie di Julien Creuzet, artista franco-caraibico che accompagnano video e suoni, per un’esperienza totale, biologica onirica sonora e sensitiva che trova nel mare e nei ritrovamenti l’incontro con se stessi.

La Gran Bretagna porta in Biennale il lavoro Listening All Night To The Rain (che prende spunto dal titolo di una poesia cinese) dell’artista danese John Akomfrah a cura di Tarini Malik. Installazioni video multischermo sulla tematica ambientale, otto opere video interconnesse, che affidano all’acqua oltre che il suono, anche il compito di preservare la memoria e condurre verso una via di comprensione del nostro mondo, e del colonialismo. Il suono dell’acqua e la sua consistenza liquida o gassosa, accompagnano il visitatore nelle sale. Apparecchiature sonore e video retrò sospese in una sala rossa completano il padiglione, e rispecchiano l’idea di bricolage che l’artista inserisce in molti suoi lavori.

Interessante il lavoro del Padiglione della Polonia del collettivo Open Group (Yuriy Biley, Pavlo Kovach, and Anton Varga) con la curatela di Marta Czy?,: una installazione video sull’esperienza della guerra in Ucraina, letta attraverso il racconto dei protagonisti e il suono delle armi.

Il Padiglione Svizzero con l’artista svizzero-brasiliano Guerreiro do Divino Amor e la mostra “Superior Civilizations” somma nella proiezione dei pannelli video elementi classici e kitsch allegorici della civiltà romana, che viene rappresentata come un mondo fantastico. In realtà l’esposizione è critica nei confronti dell’Impero romano, ed è volta a condannare il predominio e il potere dell’Occidente sul resto del mondo.

La Mostra d’Arte di Venezia avrà durata dal 20 aprile – 24 novembre 2024.