La ricerca di Roberto Pugliese, tra sound art e arte cinetica programmata.

La ricerca di Roberto Pugliese, tra sound art e arte cinetica programmata.

Una commistione tra la sound art e l’arte cinetica e programmata. Un’indagine intorno al suono e ai suoi effetti, alla sua diffusione nell’ambiente interagendo con questo, sperimentando con l’utilizzo di apparecchiature meccaniche collegate a pc e a software. Un percorso che parte dal suono per analizzare i processi che la mente umana affronta per distinguere suoni di tipo naturale e suoni di origine artificiale. In un passaggio da un concetto stretto e bidimensionale dell’arte ad una vera installazione ambientale, che riempie lo spazio intervenendo sulle percezioni e sui sensi, anche visivi, del fruitore. Questa la ricerca di Roberto Pugliese, e artista, classe 1982, con un diploma in musica elettronica al Conservatorio di Napoli di San Pietro a Majella e con una cattedra come professore di Multimedia sytems and Sound art al Conservatorio di Musica di Bari.

Ho conosciuto il lavoro di Roberto Pugliese a Venezia, al GAD – Giudecca Art District –progetto dell’associazione culturale One Contemporary Art presieduta da Pier Paolo Scelsi-  nel corso della mostra Recursions and Mutations, collettiva con opere di Vincenzo Castella, Lynn Davis, Jacob Hashimoto e Roberto Pugliese, nell’estate del 2019.

Per poi, scoprire che Pugliese ha preso parte a tantissime esposizioni personali e collettive sia in Italia e sia all’estero, e tra queste: Transanatomy, Teatro Anatomico, Bologna, La Finta semplice, Museo degli Affreschi, Verona, Gervasuti Mix, omaggio a Cage, Gervasuti Foundation, Venezia, Unexpected Machines, Galerie Mario Mazzoli, Berlin, Cyfest-12, Stieglitz Academy of fine art, Saint Petersburg, Los Maquinistas, c arte c Museum, Madrid, Touch wood, Stadtgalerie, Klagenfurt, Sound Vibes, Galerie Charlot, Parigi, Athens Digital Arts Festival 2018, Atene, West Bund Art&Design, Shangai, Art Goes Logomo, Makasiini Contemporary, Turku, Finlandia, Premio VAF, Stadt galerie, Kiel, Data Deluge, Ballroom Marfa, Marfa, Texas, Ghostbusters, Charlottenburg Museum, Copenaghen, Oscillator, Science gallery, Trinity college, Dublino, Sound Art. Sound as a Medium of Art, ZKM Center for Art and Media, Karlsruhe. Ed ha lavori esposti in musei italiani e stranieri come ad esempio ZKM Museum, di Karlsruhe in Germania, oppure nell’Università Politecnica delle Marche ad Ancona, e come la collaborazione con lo Studio di Renzo Piano alla installazione sonora “Melodie Mediterranee” a Genova.

Oltre ad aver vinto premi come il VAF Foundation Award, la Honorary mention for sound art and music, Ars electronica 2013 a Linz, la Special mention, Vida 14, Telefonica Fundaciòn, di Madrid.

Ritrovo il musicista e artista in queste settimane a Napoli, con due interessanti installazioni nella Galleria Morra Greco, nel percorso della mostra collettiva dal titolo: “There is No Time to Enjoy the Sun” realizzata nel contesto di Progetto XXI, con la curatela di Federico Del Vecchio, che rappresenta una tappa del progetto “Sistema Campania per l’arte contemporanea”, e che si propone di dare spazio alle voci dell’arte contemporanea del territorio campano, esponendo in una collettiva i lavori di 19 artisti ed artiste campane.

Roberto Pugliese ci racconta e ci descrive le due opere in mostra.

Acustiche Derive Visionari

Il progetto -dice l’artista- intende indagare sul concetto psicogeografico di deriva, traducendolo concettualmente e percettivamente su di un piano sonoro. Partendo dall’idea di paesaggio sonoro di Schafer, l’artista intende realizzare una composizione che spinga l’ascoltatore ad una deriva non più psicogeografica ma psicoacustica; in questo caso non sarà il fruitore a muoversi nell’ambiente, vagando verso scenari ignoti ma, è il suono a muoversi nello spazio e ad avvolgere l’ascoltatore con delle immagini sonore. La natura sonora della deriva sarà composta di suoni sintetici e concreti assemblati tra di loro in maniera da costruire un vero e proprio percorso acustico.

Sul piano visivo, l’installazione prevede l’utilizzo di tubi in plexiglas trasparenti di diverse lunghezze e diametri all’interno dei quali sono posizionati degli speaker audio. I tubi sono ancorati al soffitto dello spazio mediante dei cavi di acciaio intrecciati ed hanno funzione di “cassa di risonanza”. Inoltre i tubi rendono i suoni molto direzionali, in questo modo il fruitore avrà una percezione maggiore di movimento sonoro.

Equilibrium variant

Il secondo lavoro – spiega Roberto Pugliese – intende indagare sulle potenzialità dello sviluppo dell’effetto Larsen conosciuto anche come feedback, mediante dispositivi mobili in uno spazio tridimensionale. L’effetto Larsen è il tipico fischio stridente che si sviluppa quando i suoni emessi da un altoparlante ritornano ad essere captati da un microfono e si innesca solitamente quando il microfono è troppo vicino all’altoparlante e capta una frequenza emessa da quest’ultimo che, quindi viene amplificata e riprodotta a sua volta con ampiezza via via crescente, virtualmente illimitata, se non fosse che l’amplificatore va in saturazione.

Su di un supporto da terra sono posizionati due bracci robotici. Alla estremità di un braccio è posizionato un microfono e sulla estremità dell’altro è posizionato uno speaker. Un software creato ad hoc, dispone la posizione dei bracci robotici nello spazio in maniera dinamica e gestisce la distanza del microfono dallo speaker evitando che il sistema vada in saturazione. In questo modo, il sistema cerca un suo equilibrio ma, questo è fisicamente impossibile da ottenere. La ricerca spasmodica di questo equilibrio crea una dimensione acustica e visiva mutevole dinamicamente in quanto la frequenza del feedback e i movimenti dei bracci sono diversi e mutano in tempo reale. In natura il fenomeno del feedback è la capacità di un sistema di autoregolarsi, tenendo conto degli effetti scaturiti dalla modificazione delle caratteristiche del sistema stesso e tutti gli organismi viventi ne sono soggetti. Il progetto porta questo fenomeno nel campo della cibernetica attraverso il suono; questo rende i movimenti estremamente armonici e naturali ed i bracci assumono caratteristiche comportamentali riconducibili a organismi viventi come per esempio quelle di due animali che si corteggiano o duellano. Il sistema dunque, si trasforma in un organismo biomeccanico che vive di vita propria e reagisce alle condizioni esterne.

@foto Mina Grasso