Recensione Onirica – Come è bella la mia gioventù (Bulbart)

Recensione Onirica – Come è bella la mia gioventù (Bulbart)

Sono tratti delicati ma decisi, quelli che gli Onirica hanno usato per dipingere sull’immensa tela costituita da Come è bella la mia gioventù che segna, dopo Carillon ’65 ed Io vengo dalla polvere da sparo (a cui partecipò Andrea Zanichelli de Il Nucleo), una vera e propria svolta nella tecnica compositiva e nell’espressione artistica della band partenopea. Una spettacolare copertina (quanto mai azzeccata e che fornisce il perfetto collegamento tra la forma d’arte fotografica e quella musicale) rappresentante una foto d’epoca, riesce ad evocare sensazioni e stati d’animo pronti ad esplodere subito dopo aver premuto il pulsante play. E basta già il primo brano, nonché singolo dell’album, intitolato “Il grande freddo dell’autunno 2005” a far intendere il primo segno di distacco dalle sonorità post-rock dei lavori precedenti, in funzione di una linea più cantautoriale, senza però rivoluzionare completamente la sofficità glaciale del sound di qualche anno fa. Storie che si mescolano e che si rincorrono, tra esperienze personali e motivi universali in un processo induttivo ma paradossalmente razionale,  a comporre un quadro particolare che però, senza troppo sforzo, appartiene un po’ a tutti, in ogni luogo ed in ogni epoca. E così storie apparentemente intime diventano racconti globali (Canzone per Papà), raffigurazioni di un epoca racchiuse in esperienze di singoli; viceversa, quelli che sembrano ricordi di un passato generazionale assumono i connotati di un diario (La guerra). Gli strascichi di un passato comune sono così rappresentati in una dimensione atomica ma condivisa, avvalorata da un’alchimia di suoni evocativa ma “neorealista”. Un album da ascoltare con calma e senza invertire l’ordine delle tracce onde evitare qualsiasi buco narrativo: i 10 brani, infatti, sembrano davvero raccontare la storia e l’esperienza di un ventennio grigio ma con uno spruzzo di speranza color azzurro acquerello, come quello del penultimo booklet.