Amicizia Sociale: incontrarsi nel giardino, all’Abbazia di San Giorgio Maggiore

Amicizia Sociale: incontrarsi nel giardino, all’Abbazia di San Giorgio Maggiore

Sotto il segno dell’Amicizia Sociale e dell’Incontro la Santa Sede torna a Venezia in Biennale di Architettura, e lo fa quest’anno cogliendo un’opportunità straordinaria, quella di trovarsi ospite dell’Abbazia Benedettina dell’isola di San Giorgio Maggiore.

L’essere umano è custode del creato e nel progetto del Dicastero della Cultura e Educazione della Santa Sede, presentato nella Sala Stampa del Vaticano la mattina del 18 aprile 2023, alla presenza del suo Prefetto Cardinale Josè Tolentino de Mendonça la mission proposta è quella di prendersi sempre più cura del pianeta, come ci prendiamo cura di noi stessi, e celebrare la cultura dell’incontro.

Le encicliche papali

Laudato si’ del 2015 e Fratelli tutti del 2020 sono le due encicliche di Papa Francesco, tratte dagli insegnamenti di San Francesco D’Assisi, dalle quali prende spunto il progetto del Padiglione del Vaticano.

Amore universale e cura per il pianeta, cultura dell’incontro, architettura di pace che tende a recuperare la profondità della vita, e volge alla creazione di uno spazio comune di giustizia, di pace, di amore e di bellezza.

foto di Mina Grasso

Il progetto

Curatore per il Padiglione della Santa Sede nel 2023, dopo l’esperienza del 2018 di Francesco Dal Co, è l’architetto Roberto Cremascoli, unito nel progetto al Maestro architetto Álvaro Siza, e al collettivo Studio Albori rappresentato da Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva. Composito ma fluido, il progetto si muove dall’interno verso l’esterno. Il foto-racconto e video-racconto di Marco Cremascoli e Mattia Borgioli introducono al percorso, mentre una sequenza di figure che sintetizzano l’installazione “O Encontro” di Álvaro Siza, disegnano la passeggiata dalle sale al giardino. Qui le specie pre-esistenti sono state integrate con le nuove piantumazioni dell’orto. Lo Studio Albori – studio multidisciplinare specializzato nello sviluppo di progetti che mescolano attività architettoniche con processi partecipativi ed ecologici – insieme al gruppo esperto di ‘ortisti’: Michela Valerio, Agostino Vallonzer e Riccardo Bermani dell’Associazione culturale About ha sviluppato la parte esterna.

In questo percorso la disposizione delle colture è stata correlata con gli elementi della natura: soleterraariaacqua associando la parte commestibile delle piante al proprio elemento: i frutti che hanno bisogno di sole come ad esempio i pomodori, le radici e tuberi che crescono sotto la terra, i fiori e i profumi che si muovono nell’aria, le foglie sono ricche d’acqua.

foto di Mina Grasso

Il riciclo di alcuni materiali ha consentito la realizzazione di alcune strutture, come il pollaio, o una pergola per il riparo dal sole, una serra. Elementi che coniugano la funzionalità con l’urgenza del riutilizzo dei materiali.

Un passo indietro

Fare un passo indietro e non avanti, puntando ad un’architettura che guardi alla modestia, preferendo la pratica di gesti semplici, prendendo spunto dall’uso quotidiano e dal modello di vita monastico, per approdare ad un mondo globale vissuto come un ambiente domestico, luogo di pausa e di quiete, dove si possa – secondo Mirko Zardini, che è il responsabile del progetto scientifico di Social Friendship: meeting in the gardenricorrere a tutte le occasioni, le azioni e strumenti disponibili, anche quelli meno appariscenti. Un passo indietro è quello del Maestro architetto Álvaro Siza, che ha preferito lasciare intatti gli spazi palladiani nel dialogo con la sua istallazione. Un discorso che si riallaccia per il Maestro al progetto di edilizia sociale di Campo di Marte del 2016 del Padiglione portoghese della Biennale alla Giudecca – citato in conferenza stampa da Roberto Cremascoli – nel quale già si poneva l’accento sulla realtà dell’architettura nel nostro tempo.

Forse, è proprio ripartendo dalla apparente banalità del mondo quotidiano, dalle nostre azioni giornaliere che potremmo riformulare una visione più equa del mondo. Per preparare un futuro migliore, poiché – conclude il Cardinale de Mendonça – non possiamo vivere senza futuro, come non possiamo vivere senza passato.