La presenza dei Romani nel quartiere di Soccavo e nelle zone limitrofe è testimoniata anche dal Colombarium di Via Pigna.
Uno degli antichi monumenti funebri di Napoli. Sorge al confine tra i quartieri Soccavo e Vomero, IX Municipalità.
Era posizionato nelle adiacenze di un borgo romano, eretto ai piedi di una cava di piperno sotto la Collina dei Camaldoli, da cui poi è derivato il nome del quartiere Soccavo (da Sub cava).
Noto come colombario o colombaia si sviluppa in altezza, divisa in loculi, ciascuno volto ad ospitare le urne cinerarie dei defunti.
Questa tipologia di struttura ebbe la massima diffusione nel mondo romano, tra la metà del I secolo a.C. fino al II secolo d.C.
Il colombarium di Soccavo, definito anche mausoleo romano di Via Pigna, è completamente in tufo, materiale tipico dell’area vesuviana e molto utilizzato nella zona di Soccavo, in quanto fu cava estrattiva proprio in epoca romana. È un esempio di opus reticulatum, la singolare tecnica edilizia romana e presenta n. 10 nicchie, disposte su 2 file. Sul lato sinistro giace la nicchia più grande.
Distrutto in parte negli anni delle guerre mondiali, poi negli anni ‘80 con il terremoto, ed infine con l’adeguamento della carreggiata, il colombarium negli anni è stato deturpato dalla ingombrante presenza di cassonetti dei rifiuti che proprio a ridosso della struttura archeologica ospitavano ogni tipo di materiale indifferenziato.
Ad occuparsi, per alcuni anni, della manutenzione del colombarium, sono stati i volontari del Gruppo Archeologico Napoletano, i quali chiesero ed ottennero non solo lo spostamento dei cassonetti, ma anche la realizzazione di una ringhiera di protezione, l’apposizione di una tabella informativa e l’ancoraggio della parete in tufo tramite dei ganci di ferro.
Oggi il colombarium è protetto da una struttura che aiuta soltanto a tamponare momentaneamente la situazione, impedendo l’aggravarsi delle precarie condizioni in cui versa.
Ma ciò di cui avrebbe bisogno questo importante pezzo di storia della nostra città è di una manutenzione straordinaria per il restauro e il conseguente totale recupero.
Ennio Silvano Varchetta