Ven. Giu 20th, 2025

A fronte delle tante polemiche scaturite dal dibattito sul vaccino anticovid che dal 27 dicembre scorso, il D DAY, ha riguardato per prima la categoria degli operatori sanitari, abbiamo raccolto la testimonianza di Sara, un’infermiera che si è sottoposta al vaccino e che ci ha spiegato, in maniera chiara e spontanea, il suo punto di vista in merito.
“Anch’io, da infermiera, ho nutrito (e continuo a nutrire) tanti dubbi sul vaccino: devo farlo? Non è stato prodotto in tempi troppo brevi? Sarà efficace? Potrà ridarci la nostra vita “normale”?
E tante altre domande, non tutte con una risposta certa, ma la prima risposta era ed è sicuramente un netto SI!
SI, innanzitutto perché credo nel progresso, nella scienza, nella ricerca, nella medicina. e benché io per prima ho studiato che per mettere a punto un farmaco (come il vaccino) ci vogliano anni di ricerca e sperimentazione, mi fido del movimento benevolo che c’è stato da parte delle grandi aziende e laboratori nel produrlo (sul sito dell’AIFA è riportata una partecipazione di dieci volte superiore agli standard per lo sviluppo dei vaccini).
Dunque, mi sono vaccinata! E in quel vaccino ho pensato di trovare, o di riporre, la speranza per tutte le occasioni mancate, gli abbracci non dati, le lezioni seduti tra i banchi di scuola, le gite scolastiche, i pranzi con i nonni, i concerti, i viaggi, il lavoro non in Smart working per tutte le categorie, il piacere – e non l’obbligo – di restare a casa a bere una cioccolata calda o a finire le serie tv in un giorno, le feste nei locali, i brindisi, i pranzi di Natale in famiglia che non importa da quale regione e con quale sacrificio, c’eravamo sempre tutti.
C’era la possibilità senza ostacoli di fare 200 km, ogni volta che voglio per tornare a casa e abbracciare chi amo.
C’era la voce di chi in questa battaglia contro il Covid ha perso la vita, la voce dei sanitari che con la voce rotta dal pianto a ogni fine turno chiudono le cartelle di chi non ce l’ha fatta, l’urlo disperato dei parenti a quali non è data la possibilità di dare l’ultimo saluto a un proprio caro.
C’era la volontà di metter fine a questa pandemia, di debellare questo virus!
Certo il vaccino non metterà le mascherine o il disinfettante in un angolo, non ci darà subito gli abbracci, i baci, gli aerei pieni e le tavolate al ristorante, la strada è ancora lunga, ma vaccinarsi e indurre tutta la popolazione a farlo è il primo grande passo per ritornare alla vita frenetica di prima, che ora non ci sembra altro che normalità!”.

Maria Palma Gramaglia

di Redazione

Giornalista Professionista. Direttore di New Media Press

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