Parco archeologico di Pompei: In corso le indagini sulla stabilità del costone di Varano e della grotta San Biagio
Il consolidamento e il restauro della Grotta di San Biagio, luogo di culto risalente al V-VI secolo d.C. situata ai piedi della collina di Varano, a Castellammare di Stabia, nell’area sottostante Villa Arianna, è tra gli interventi che il Parco archeologico di Pompei sta programmando con la collaborazione del Centro Interdipartimentale dei Beni Culturali (CiBEC) dell’università di Napoli Federico II.
Le indagini e le attività di monitoraggio in corso, previste nel piano delineato nel 2022 con il CiBEC, sono propedeutiche allo studio della stabilità del versante del costone della collina di Varano e della volta della grotta San Biagio, al fine di rimuovere le strutture provvisionali attualmente presenti e permetterne la visita.
L’accordo stipulato nel dicembre 2022 tra il Parco ed il CiBEC, con responsabili scientifici il prof. ing. Luciano Rosati per il CIBEC e gli ingg. Vincenzo Calvanese ed Alessandra Zambrano per il Parco Archeologico di Pompei, si fonda su una collaborazione scientifica per lo svolgimento di studi e ricerche, la definizione delle linee guida orientate al consolidamento e al restauro della grotta San Biagio e del costone prospiciente al fine di permetterne la fruizione.
Il CIBEC supporta, in questa prima fase delle attività, il Parco Archeologico di Pompei nella definizione del piano delle indagini sia di tipo geotecnico del costone che dei materiali strutturali della grotta.
Grazie alla sinergia fra più istituzioni, le prove in corso sono eseguite a cura dell’Ente Autonomo Volturno (EAV), impegnato nella realizzazione del raddoppio della linea ferroviaria posta a valle del costone di Varano.
Il monitoraggio prevede l’esecuzione di carotaggi fino ad una quota inferiore a quella d’imposta della grotta San Biagio, il posizionamento di inclinometri atti a misurare eventuali dissesti sul costone di Varano, rilievi topografici, e saggi stratigrafici preventivi. Le prove di laboratorio sui campioni estratti dai carotaggi saranno effettuate presso l’Università Federico II di Napoli, e forniranno i dati necessari al prosieguo delle attività scientifiche
“Si tratta di un contesto unico da recuperare e valorizzare, che si aggiunge al quadro storico delle testimonianze archeologiche dell’area di Stabia – dichiara il Direttore Gabriel Zuchtriegel – Tutto il territorio è oggetto di grande attenzione da parte del Parco archeologico che sta investendo in questi anni complessivamente circa 4 milioni di Euro a Castellammare di Stabia. Oltre alle indagini sulla grotta di San Biagio, abbiamo in campo una serie di progetti di ricerca, manutenzione, restauro e accessibilità delle ville antiche sul piano del Varano e un progetto di ampliamento del Museo Libero D’Orsi presso la Reggia di Quisisana. Visto l’unicità e la complessità del patrimonio presente sul territorio, possiamo definire Stabia un vero gigante culturale e come tale va raccontato. L’importanza dell’antica Stabia si comprende non ultimo dalla vicenda della straordinaria statua del Doriforo, trovata nel 1976 nel territorio stabiese e finita negli Stati uniti, che speriamo di riportare in Italia. Insieme al procuratore capo di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, abbiamo aggiornato il Ministro Sangiuliano sulla vicenda in occasione della sua visita a Pompei poche settimane fa.”
La Grotta San Biagio, forse originatasi in epoca romana per via delle attività di estrazione del tufo, intorno al V-VI secolo d.C. viene trasformata in un luogo di culto con la realizzazione di un primo ciclo di affreschi e, come spesso era usanza, anche di sepoltura dei defunti.
Successivamente passò sotto il controllo dei Padri Benedettini e nel corso dei secoli sulle arcate poste lungo la navata principale furono raffigurati gli Arcangeli, tra cui San Michele e San Gabriele, oltre che altre splendide figure di Santi quali Santa Brigida e San Benedetto, San Pietro, San Giovanni Evangelista, San Renato.
Prende il nome dal culto qui praticato dei Santi Mauro e Giasone, due fratelli romani martirizzati nei primi secoli del cristianesimo: il nome di quest’ultimo si trasformò nel corso dei secoli in Biagio.
Nel 1695 l’allora vescovo Annibale di Pietropaolo decise di chiudere la grotta al culto, in quanto divenuta luogo malfamato e frequentato da malviventi, e trasferì il culto di San Biagio presso la Cattedrale.