“Ho la fotografia più bella della mia vita, il cuore pieno di gratitudine, in testa quelli che alzando lo sguardo non possono ancora vedere il cielo”
Cecilia Sala
Cecilia Sala è libera ed è uscita dalla prigione di Evin a Teheran. L’aereo di Stato italiano l’ha riportata a casa ieri 8 Gennaio, dopo l’annuncio del ministro Giorgia Meloni, dopo 21 giorni di prigionia e una lunga trattativa diplomatica seguita dal governo attraverso il Ministero degli affari esteri. La giornalista dopo la liberazione ha postato su Instagram la foto dell’abbraccio in aeroporto di Ciampino con il compagno Daniele Raineri, giunto sul posto per accoglierla con i genitori di Cecilia.
L’incubo è finito annuncia a sorpresa l’Ansa! La giornalista dal 19 dicembre – ma la notizia è stata resa nota solo il giorno 27 – era stata portata via dal suo hotel e ha trascorso le sue giornate nella prigione di Evin, in una cella che viene da lei descritta come stretta e alta, con una lampada sempre accesa, nella quale il senso del tempo si era ormai perso e dove la luce entrava da una piccola finestra sul soffitto. Non un materasso per dormire e per cibo una manciata di datteri e altre poche cose passate da una mano tra le sbarre. Qualche uscita in cortile, nessuno con cui parlare, Cecilia aveva chiesto un libro, la bibbia, come strumento per distrarsi dalla sua condizione. La condizione estrema di un carcere per dissidenti politici.
Dalle prime notizie non ci sarebbe stata una correlazione con la vicenda di Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere iraniano in carcere ad Opera – Milano dopo l’arresto su mandato emesso dagli Usa come un presunto “uomo dei droni” di Teheran.
La giornalista del Foglio è una delle voci della Podcast Company Chora Media e racconta in una rubrica intitolata “Stories“, attraverso i suoi viaggi, storie legate alle diverse condizioni sociali e alle abitudini di altri paesi, del paese di arresto l’Iran, così come di Siria, Ucraina e Afghanistan e di altri luoghi.