Ven. Giu 20th, 2025

“Jonoj” in scena stasera e domani al Teatro di Contrabbando

Adelaide Oliano e Roberto Ingenito in “Jonoj” di Victoria de Campora, da “Le sedie” di Jonesco, al Teatro di Contrabbando. Efficace ritratto tra l’ironico ed il grottesco di due coniugi alla ricerca del senso della vita 
“Jonoj” in scena stasera alle 20,30 e domani pomeriggio alle 18,30 al Te.Co. Teatro di Contrabbando (via Docleziano n. 316) Napoli.
Diretto da Victoria de Campora che ne firma pure l’adattamento della messa in scena insieme a due interpreti di qualità: Adelaide Oliano e Roberto Ingenito.
Lo spettacolo è tratto, con originale interpretazione, da ‘Le Sedie’ di Jonesco e ne riprende in particolare modo quella ricostruzione grottesca e paradossale di caratteri e situazioni dell’umanità tipica del grande drammaturgo. Un ritratto preciso di un’esistenza tormentosa e tormentata di esseri tesi alla ricerca di un senso della vita, quello stesso che è l’unica strada per tentare di raggiungere l’assoluto in uno sforzo indispensabile per darsi una ragione d’esistenza ed allo stesso tempo inutile perché irrealizzabile.
Un’ansia spontanea e per questo ancora più drammatica, misurata ma pressante, che è essa stessa essenza e forza vitale per un rapporto diretto e fecondo di questo tipo di spettacolo, quindi di questo tipo di teatro, con il pubblico assetato di riflessione che si interroga sulla tragicità farsesca della vita e sulla sua stessa motivazione, quale domanda eterna e senza risposta, nata insieme all’uomo pensante.
È l’implacabile destino dell’essere umano che Jonesco ripropone puntualmente, quasi ossessivamente nelle due opere e che, nonostante intensità e tribolazione, finisce col fallire ogni volta, giacché nell’autore non vi è soluzione.
Sulla scena, ambientata in una torre su un’isola, due coniugi quali protagonisti del dramma dell’esistenza, impegnati come ogni sera, anche in una sera speciale spesa in attesa di ospiti illustri, nella farsa tragica che li rende attori della loro esistenza. Soltanto la forza delle proprie illusioni, la reciproca ammirazione alimentata dal sentimento assoluto, riescono a dare un senso ad una vita implacabilmente segnata dall’abitudine: è l’illusione di esistere.
Il Vecchio con le sue decisioni, l’Oratore, l’enigmatica cantatrice calva che dà titolo all’opera – disperatamente assente – l’ingresso dei tanti ospiti, tutti invisibili, in una stanza che si riempie grottescamente di sedie che invadono materialmente lo spazio in maniera soffocante ed insopportabile: tutto è conferma sistematica dell’incoerenza, in un lavoro in cui emerge il mistero attorno ad un personaggio che, pur svolgendo un ruolo importante nell’azione, in effetti non ha un ruolo. Sono conferme agghiaccianti ed imbarazzanti per lo stesso autore, dell’assurdità della vita e del suo personaggio. E sono il limite insopportabile di una esistenza – della quale è impossibile spiegare il senso, così come incomprensibile è il mondo – che termina per i due coniugi/attori nel suicidio che coincide nella fine dello spettacolo e dei colpi di scena di questo e della vita.
Parigi che risorge con ironia e compostezza dalle macerie della guerra, risulta essere uno spunto più che mai attuale, alla luce dei recenti e drammatici attentati terroristici, accaduti quando già era iniziato il lavoro di questo riuscito riadattamento del testo. Questo riesce a rendere il lavoro teatrale garbato ed efficacemente alleggerito, rendendolo maggiormente percepibile, pur rafforzando l’intenzione di rendere con esso un omaggio alla cultura europea decadente e nostalgica, fortemente voluto dalla regista e dagli attori.
Nota: il riadattamento è stato realizzato durante l’allestimento, attraverso una scrittura scenica, le improvvisazioni degli attori, l’ascolto delle musiche divenute parte della drammaturgia in maniera affiancante e valorizzante, senza sostituire il testo e riuscendo anzi ad evidenziare le caratteristiche salienti e quell’eleganza che lo caratterizza.
Teresa Lucianelli

di Redazione

Giornalista Professionista. Direttore di New Media Press

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