Che elegante calligrafia, quella del cavaliere don Felice di Rosignano, ordinata e ricca di ampi svolazzi. Peccato si capisca ben poco di ciò che voleva dire. La nota da lui scritta nel 1828 è infatti una lettera cifrata che fu spedita ad amici segreti a Corfù. In occasione del bicentenario della rivoluzione greca, l’originale missiva è esposta nella mostra che l’Archivio di Stato di Napoli ha organizzato in collaborazione con l’analoga istituzione di Atene e con la Società di Studi Ciprioti di Nicosia. Questo intrigante viaggio nella memoria di carta, coordinato da Jannis Korinthios, si articola tra i 150 importanti documenti legati a quegli eventi storici e conservati dall’Archivio partenopeo. Lettere scottanti di rivoluzionari e spie, come quella del nobile Rosignano, ma anche informative della polizia e atti legislativi. Ai primi dell’Ottocento, risiedevano a Napoli molti intellettuali greci impegnati politicamente per la rinascita della nazione ellenica. «Personaggi guardati con sospetto dalle autorità borboniche – spiega la direttrice dell’Archivio Candida Carrino – che si riunivano nelle botteghe di caffè tenute in città dai loro connazionali e che hanno influenzato anche il nostro risorgimento». La rivoluzione ellenica ha incanalato in quegli anni accesi sentimenti di orgoglio nazionale nutriti, oltre che dai greci, anche da partenopei, piemontesi, francesi, inglesi, bavaresi, spagnoli, portoghesi e americani. In attesa che nelle loro rispettive patrie maturassero le condizioni per far valere le istanze d’indipendenza, molti coraggiosi filelleni decisero di battersi per lo storico paese mediterraneo. «Questa mostra – spiega il professor Korinthios – è un atto dovuto per onorare i tantissimi napoletani che hanno combattuto e sono caduti per il risorgimento della Grecia».
Marco Molino