Ven. Giu 20th, 2025

Il Museo di Capodimonte chiude la trilogia con la mostra “Luca Giordano. Dalla Natura alla Pittura”.

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foto di mina grasso
foto di mina grasso

NAPOLI – In una trilogia che abbraccia due anni di mostre, 2019 e 2020, e che passa per le esposizioni di “Caravaggio. Napoli“, di “Vincenzo Gemito. dalla scultura al disegno“, il Museo di Capodimonte inaugura l’8 ottobre la sua terza mostra dal titolo “Luca Giordano. Dalla Natura alla Pitturaa cura di Stefano Causa e Patrizia Piscitello, su idea di Sylvain Bellenger Direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte e di Christophe Leribault, Direttore del Petit Palais di Parigi, e su progetto dello studio COR arquitectos (Cremascoli, Okumura, Rodriguez) con Flavia Chiavaroli, in collaborazione con l’Associazione Amici di Capodimonte onlus.

Una mostra – racconta il Direttore Sylvain Bellenger in conferenza stampa – che supera per completezza e grandiosità l’esposizione parigina del 2019 al Petit Palais nell’ambito della stagione napoletana della capitale francese. Molte le opere in prestito dalla generosa Spagna, racconta, da L’Assunzione della Vergine, alla Sacra Famiglia con l’infante, al San Giovanni Battista Sansone e il leone, tutte provenienti dal Museo del Prado, mentre dalle sale del Museo di Capodimonte vengono spostati in mostra i quadri di Apollo e Marsia, del San Gennaro intercede per la peste del 1656 presso la Vergine, Cristo e il Padre Eterno, del Cristo morto. Il sogno di Salomone; dal Museo di San Martino viene preso in prestito il San Sebastiano di Jusepe de Ribera; un Autoritratto del 1962 arriva dal Pio Monte della Misericordia. Nella bellissima sala centrale dedicata al San Michele Arcangelo troneggia un bellissimo olio della Chiesa dell’Ascensione a Chiaia che colloquia con la scultura in argento rame e oro di Lorenzo Vaccaro, proveniente dal Museo del Tesoro di San Gennaro.

Visionaria l’atmosfera della cappelletta Girolamini dell’artista Stefano Gargiulo e Kaos Produzioni che riporta il visitatore verso la città ricca delle opere affrescate dall’artista. Giordano trascorre gli ultimi anni di vita a Napoli, lavorando per la Certosa di San Martino e per le chiese dei Girolamini e di Donnaregina. Nella chiesa di Santa Brigida il suo corpo trova sepoltura nel 1705. In mostra vengono portati anche alcuni bozzetti, e viene documentato il rapporto tra Giordano e le ceramiche napoletane del suo tempo, attraverso gli studi di Lucia Arbace

La mostra in Sala Causa si snoda su dieci sezioni che riprendono l’atmosfera di antichi salotti seicenteschi, decorati da carta da parati dal motivo identico ma con sfumature di colore differenti sala per sala, con i toni del rosso, del bordeaux, del vinaccia, come tante stanze delle meraviglie: oltre novanta opere, molte delle quali provenienti da importanti musei e istituzioni estere (Louvre, Prado, Patrimonio Nacional, Fondazione Santamarca e molte altre) e italiane (Palazzo Abatellis, Pinacoteca nazionale di Bologna, Musei civili di Vicenza) e, in particolare, napoletane (Complesso dei Girolamini, Curia di Napoli, Museo e Certosa di San Martino, Museo Duca di Martina, Museo del Tesoro di San Gennaro, Pio Monte della Misericordia, Società italiana di Storia Patria e molti altri).  L’allestimento prezioso vede pareti ricoperte da carta da parati e boiserie che simulano tappezzerie antiche e sono consumate dal tempo, e lo spazio allestitivo diviene stratigrafia del racconto espositivo“.

Napoletano di nascita, Giordano lavora a Firenze alla cappella Corsini nella Chiesa del Carmine, e a Palazzo Riccardi. Nel corso degli anni ’60 del Seicento la sua fama cresce nei domini spagnoli e nel 1694 si trasferisce alla corte di Madrid diventando capo dei pittori di corte. L’artista viene messo in dialogo con alcuni suoi maestri, compagni di strada e contemporanei primo fra tutti Jusepe de Ribera, ma anche Lanfranco, Pietro da Cortona, Mattia Preti, Micco Spadaro, Andrea e Lorenzo Vaccaro, Pacecco de Rosa, Giuseppe Recco, Giuseppe De Maria e altri. Ma Luca Giordano è soprattutto autore di alcuni dei fogli più strepitosi del ‘6oo ed ha dipinto, letteralmente, chilometri di affresco.

Doveroso il confronto con il Caravaggio nell’ambito di questa trilogia di mostre: Caravaggio procede dalla pittura alla natura; Giordano fa il percorso inverso. La Pittura gli interessa mille volte di piu! 

La mostra è dedicata a Ferdinando Bologna.

di Redazione

Giornalista Professionista. Direttore di New Media Press

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