Due pezzi di un puzzle: “Confini della notte” è il nuovo progetto di Michele Pastrello.
E’ uscito il 7 dicembre ed è disponibile sui canali ufficiali “Confini della notte” il nuovo video-musicale di Michele Pastrello, regista e musicista veneto, che collabora per questa occasione con Francesca Zanette. “Confini della notte” fa parte di un più ampio progetto, un album dal titolo “L’anima fa rumore” composto da 15 tracce, suddiviso in tre capitoli: L’umanità, L’amore e La via, che ha visto la luce nella stessa data.
La prima traccia “Origine”, sempre accompagnata da un microfilm, il 19 novembre aveva anticipato l’uscita dell’album. Lavoro molto delicato ed intimista, aveva puntato lo sguardo sui volti e sul mondo interiore dei protagonisti, non attori ma persone del quotidiano.
Michele Pastrello studia e lavora come regista, muovendosi presto verso linguaggi sintetici e con una preferenza per i microfilm. Nei suoi ultimi lavori inserisce le parole e la musica accanto alle immagini, e l’elemento musicale completa e perfeziona le sue composizioni, dal taglio molto intimista.
Gli chiediamo di descriverci “Confini della notte”:
Confini nella notte è un brano che scrissi 20 anni fa, ma il testo è abbastanza attuale. Racconta di un amore sospeso, certamente romantico; ma nel testo – che a prima lettura è un ricercato lavoro poetico di parole e suggestioni – in filigrana nel ritornello si raffigurano le tracce di una condizione fobica, meglio conosciuta come philofobia. Sono molto contento della resa del brano, incalzante ed ostinato ritmicamente, che ho scoperto con mio stupore piacere particolarmente anche ai bambini, che lo imparano presto a memoria.
“Confini della notte” è una storia d’amore senza tempo, che ripercorre il tempo tornando all’attimo di un bacio. E’ una storia fatta di ricordi ormai sbiaditi e di fogli vuoti, di fotografie, di stelle e galassie.
Chi di noi non è tornato qualche volta indietro nei ricordi immaginando di cambiare il destino? Chi non ha strappato e poi incollato fotografie. Accade che alcuni amori restino cristallizzati, fermi nel tempo come stelle di una costellazione, per poi essere ritrovati nei sogni, nell’inconscio, nel mondo interiore: concetti cari al regista.
Ognuno di noi è una stella – questo racconta Michele Pastrello nel suo testo. E alcuni diventano stelle cadenti nel nostro immaginario. Perciò, non resta che attendere l’attimo nel quale quella stella, a cui forse abbiamo dato un nome, vorrà mostrarsi di nuovo con la sua scia luminosa. Unica consolazione, e attimo di ricongiunzione spirituale.
Un cuore e due pezzi di un puzzle, come due ciondoli ad incastro nelle collane degli innamorati. E, ancora una volta, arriva la natura a trovare spazio nel progetto: cieli, montagne, e laghi scorrono nelle immagini del microfilm. L’acqua rigeneratrice del lago rimanda a ricordi antichi, a parole care all’artista, che troviamo anche in Ritorno a Nexus, altro lavoro di Pastrello.
“L’anima fa rumore” è un album scritto tutto di notte – racconta il regista – musiche, testi e arrangiamenti sono tutti figli del buio, ma non è un album dark, anzi: è un album ora incalzante, ora nervoso, ora elegiaco, che passa tutto attraverso sonorità volutamente synth, ma che decanta, attraverso i suoi brani, il legame esistenziale che il cielo ha per noi, tra sospiri, lacrime e stupori. Un po’ come nell’enigmatico ultimo pensiero di David Bowman nel romanzo 2001, Odissea nello spazio: “oh mio Dio, è tutto pieno di stelle”.
Stelle cadenti e universi, intrecci e rimando ad altri lavori, il racconto di un tempo che corre e ritorna qualche volta sui suoi passi, immagini oniriche. E l’Io interiore di Michele Pastrello, al centro della costellazione delle sue opere.